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| Edogawa Ranpo. Il nome dovrebbe riportare alla mente ai lettori più attenti l’assonanza con uno dei maestri del genere: Edgar Allan Poe. Lo pseudonimo adottato da Hirai Taro (questo il vero nome dello scrittore) è infatti un omaggio a uno dei suoi scrittori più amati. Edogawa Ranpo, iniziatore del genere mystery e del genere poliziesco in Giappone, è considerato uno dei più grandi scrittori di giallo a livello mondiale, Ellery Queen lo inserì accanto a figure quali Agatha Christie ed Edgar Wallace tra gli scrittori di gialli più famosi al mondo. Ovviamente in Italia è pressoché sconosciuto, tanto che della sua influente e sconfinata produzione (la sua opera omnia, pubblicata nel 1987 consta di 65 volumi, avete capito bene: 65) non è arrivato da noi quasi nulla. Gradita eccezione diviene Inju, presentato dalla Marsilio col titolo La Belva nell’ombra. In questo incredibile romanzo, da cui è stato tratto un film dal titolo Rampo, vengono alla luce tutti gli elementi caratteristici che resero famoso questo Poe giapponese. Fondandosi sul metodo deduttivo, Edogawa Ranpo alleste una trama seducente e opprimente, un perverso gioco a incastro dentro cui, nella miglior tradizione mystery, si dipana un indagine dai risvolti inquietanti. Suspence e continui colpi di scena a ritmi serrati investono i protagonisti sino al disturbante finale, che insinua infiniti dubbi. Il lettore sprofonda nella spire del vizio e della perversione, venendone travolto, e godendo nel profondo della propria caduta. Sadismo ed erotismo si spandono tra le pagine come macchie di sudore, o di sangue, mentre riferimenti autobiografici e citazioni danzano in un gioco di specchi; così i titoli delle opere attribuite a uno dei protagonisti, il perverso scrittore di storie macabre Oe Shundei, non sono altro che richiami romanzi dello stesso Ranpo: Il gioco della soffitta, Il paese Panorama, La moneta da un sen richiamano i corrispettivi Il passeggiatore della soffitta, La strana storia dell’isola Panorama e La moneta da due sen. Pur se con delicatezza e sensualità, immagini disturbanti vengono insinuate nella mente del lettore, temi forti e perversi. Il riferimento sado-masochistico che richiama altre sue opere, sfocerà l’anno seguente nello sconvolgente Imomushi (il bruco), romanzo censurato che narra la storia di un militare, tornato dalla guerra privato degli arti (da qui l’immagine del bruco), e del suo rapporto sado-masochistico con la moglie. In attesa che altri capolavori di questo dotato scrittore giapponese possano trovare una traduzione adeguata (edito da Marcos Y Marcos si trova Il Mostro cieco, thriller sensuale e perverso), non resta che gettarsi nella lettura di questo piccolo gioiello, o affidarsi alle traduzioni in inglese o francese (delle quali sono presenti accenni nella biografia dell’autore).
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