| dopo tanto tempo, il secondo capitolo
CAPITOLO 2
Deirran arrivò alla porta orientale di Lebaria qualche minuto prima dell’ alba. Arrivato alla cantonata delle ultime case posò a terra lo zaino in tela di sacco e si mise a sedere su uno scalino polveroso. L’ appuntamento con Kael per partire, era per il sorgere del sole, ma aveva preferito arrivare un po’ prima, se non altro per essere sicuro di andare appena il suo amico fosse arrivato. Infatti Kael, non era proprio il genere di persona che si poteva definire un orologio, in quanto a puntualità. Passarono dieci minuti, poi venti. “Cavolo Kael, quanto ci metti?!” pensò con un fremito. Impaziente si alzò e si sporse dall’ angolo per vedere se arrivava. La strada a quell’ ora era deserta e le botteghe chiuse, tranne per una panetteria in fondo alla via, dalla cui porta aperta usciva un dolce profumo di cornetti appena sfornati. Kael non si vedeva. Stava per girarsi e tornare a sedersi quando sentì un esclamazione provenire dalla panetteria -Mezzo scudo per un cornetto?!?! Ma è una rapina!!- Deirran aprì la bocca incredulo, gli sembrava di riconoscere quella voce. Un po’ incerto si avviò verso la bottega. Quello che vide dentro lo spiazzò completamente “Cominciamo bene” si disse. Dentro, Kael stava contrattando, con un fornaio arrabbiato e stupito, il prezzo di una pasta. “Di una pasta!!!!!!!” pensò infuriato. -Kael!!- disse Deirran. Il postino sentendosi chiamare si girò di scatto, non appena vide che era lui rise, imbarazzato. -E, ehm, Deirran…. Io stavo solo…-disse. -Lasciamo perdere, vuoi anche un cappuccino per caso?-esclamò ironico. -Eih, che fai prendi in giro?-chiese risentito Kael. -Ma no…- rispose Deirran-paga e vieni, sbrigati.- Quando Kael ebbe pagato uscirono e Deirran esplose: -Dico Kael ma sei scemo?!! Non siamo in vacanza lo capisci, non andiamo a Evercom per stare in una piscina delle terme.- -Scusa,- disse leccandosi lo zucchero dalle punte delle dita-Io non volevo fermarmi lì, da quel ladro, ma quando sono passato lì davanti e ho sentito quel profumino dolce, non ho saputo resistere. A ma stai sicuro che non ci torno più. Mezzo scudo per un cornetto!!!!!!!-ripetè Deirran sospirò, decise che era meglio lasciar cadere la questione, anche se, non per la prima volta, desiderò che Kael prendesse qualcosa sul serio. Partirono, incamminandosi per la strada serpeggiante nella pianura che circondava Lebaria. Camminarono per quattro o cinque ore, seguendo il corso del fiume Lebar, da cui appunto, la città prendeva il nome. Poi, dopo una breve pausa per mangiare, si staccarono, sempre continuando a procedere lungo la strada, dalla sponda del fiume. Il tempo, sul pomeriggio, cominciò a farsi nuvoloso e l’ aria pesante. I due gnomi respiravano a fatica e continuavano a asciugarsi il sudore, che, per il gran caldo, gli colava dalla fronte. Era tarda estate, i primi di settembre, ma fino a quel momento, l’ autunno non sembrava intenzionato a venire e l’ estate continuava a imperversare sulla campagna, fendendo con sciabolate di luce e calore i campi, i villaggi e le fattorie che tappezzavano la pianura. Alla sera, arrivarono nel piccolo paese di Loran. Non c’ era molto lì, il paese era costituito solo da una piazza circolare, in cui si affacciavano la locanda e una stalla. Per il resto c’ erano solo poche case. Si fermarono a dormire alla locanda e la mattina dopo, di buon ora e dopo parecchi urli per buttare Kael giù dal letto ripartirono. Poco dopo che erano ripartiti cominciò a piovere, grossi goccioloni d’ acqua cadevano dal cielo e li martellavano, pungendoli come aghi. Si ripararono sotto un fitto boschetto di cedri dalle foglie larghe. Continuò a piovere fino a sera, senza interruzioni, continuato, e nonstante i fitti rami frondosi, dopo un po’ l’ acqua cominciò a cadere anche nel loro riparo, inzuppandoli. A un certo punto Kael ruppe il silenzio -Che cosa farai una volta arrivato a Evercom e incontrata la truppa?- -Ad essere sincero non ci ho ancora pensato. Immagino che, se sarà troppo pericoloso, lascerò perdere tutto e ce ne torneremo a Lebaria.- rispose Deirran dopo un attimo. -Ma Deirran, i non so che tipi sono quelli, non vorrei che, se tu rifiutassi, ti costringessero a fare quello che vogliono che tu faccia.- disse Kael. Deirran inarcò un sopracciglio, sorpreso, sembrava quasi che Kael, che aveva insistito tanto per partire, dubitasse adesso della propia scelta. -Che c’ è, hai paura?-chiese divertito. -No,- disse Kael offeso-stavo solo facendo delle constatazioni.- Decisero di non muoversi oltre quel giorno, soprattutto perché aveva smesso di piovere poco prima del tramonto e di notte non volevano viaggiare. Kael si addormentò presto, ma Deirran stette sveglio ancora a lungo. “Chissà” riflettè ” forse le parole di Kael non sono del tutto sbagliate.”
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La creatura spiccò un balzo e atterrò proprio di fronte a Malv trascinando con se una piccola frana di terra e sassi. Malv sguainò un pugnale spaventato, un orso rubes torreggiava sopra di lui. Era grande una volta e mezzo un orso normale, aveva il pelo nero, brizzolato in alcuni punti. Si ergeva su due piedi, dalle zampe, sia quelle anteriori che quelle posteriori spuntavano artigli lunghi venti centimetri. La testa, rispetto al corpo, era incredibilmente piccola, ma dalla bocca spalancata spuntavano parecchie file di denti, corti e aguzzi. Malv, colto di sorpresa arretrò di qualche passo, gettando una veloce occhiata al pugnale. Era ben affilato, ma non gli sarebbe servito a molto in uno scontro contro quell’ enorme creatura. Anche la fuga era difficile che riuscisse bene, non gli era sfuggito il salto che l’ orso aveva fatto poco prima, di almeno sei metri. “è vero che la fuga non è facile.” Pensò ”ma forse è l’ unica possibilità che ho” L’ orso continuava a scrutarlo, un fuoco omicida che gli bruciava negli occhi. Lentamente Malv si portò al lato del sentiero. Sarebbe scattato fra i massi che ingombravano il lato della gola. Lì, sperava che l’ orso fosse troppo grosso per muoversi agevolmente. Era pronto a scattare, ma l’ orso non gliene diede il tempo. Spiccando un enorme balzo proprio come prima in un attimo gli fu davanti. La zampata partì ancora prima che Malv se ne rendesse conto. Ma i suoi buoni riflessi, acquistati in anni di vita da ladro ebbero la meglio. Schivò il colpo spostandosi di lato e vibrò un violento colpo di taglio con il pugnale alla zampa della bestia. Ciuffi di pelo e schizzi di sangue caddero sul sentiero. L’ orso non sembrò accorgersi della ferita e partì con un'altra zampata. Malv la schivò ancora e lo colpì di nuovo anche se stavolta di striscio. La creatura ruggì, esasperata. Di solito non ci metteva così tanto a colpire le prede. Ma il terzo colpo colpì Malv al fianco. Barcollando indietreggiò, e si voltò. Ormai la fuga era la sua unica speranza. Tuttavia l’orso fu più veloce e lo colpì alla schiena. Macchiette di colore gli esplosero davanti agli occhi e cadde a terra. Riuscì a voltarsi a pancia in su. In un attimo l’ orso fù sopra di lui. Il dolore alla schiena e al fianco era indescrivibile, non avrebbe resistito ancora a lungo. Poi l’ orso si bloccò, teso, cominciò ad annusare l’ aria. Malv lo guardò incredulo, mentre continuava ad annusare. La bestia girò la testa di scatto, ringhiando. E allora Malv capì il motivo per cui l’ orso si era fermato. Da dietro una roccia era arrivato un altro orso rubes. Grosso quasi quanto quello che l’ aveva assalito. Ruggendo, il nuovo arrivato attaccò il suo aggressore e i due iniziarono ad azzannarsi e squartarsi con gli atigli e le zanne. Malv provò ad alzarsi, quella era l’ occasione buona per scappare. Ma fu inutile. Il dolore esplose ancora più forte e la vista cominciò a farglisi annebbiata. Prima di svenire del tutto sentì che due braccia lo sollevavano.
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