Ok!Grazie mille!!
Ecco qua il continuo!!
Le fronde dei rampicanti sfiorarono il corpo di Venomia.I suoi vestiti di pelle nera la ricoprivano perfettamente,come una tuta.Gli stivali alti al ginocchio affondarono nel pantano e Venomia lanciò un’imprecazione colorita <<e che diamine!>>disse dopo,guardandosi attorno circospetta.La Palude si stendeva intorno a lei,come una muraglia.Continuò ad avanzare,stringendo con forza la spada viola nel pugno.Riuscì a uscire da quella specie di pozza e si avvicinò a una fila di canne,che portavano verso l’uscita dalla Palude.Venomia era indecisa su cosa fare,non ne aveva la minima idea.Strinse le labbra pensosa,stringendo ancora di più l’elsa della spada,poi,con uno scatto fulmineo colpì la prima fila del canneto.Le canne rimasero immobili,poi all’improvviso caddero con uno schianto.Sul volto di Venomia si dipinse un’espressione soddisfatta.Cominciò ad avanzare,muovendo la spada dal basso all’alto,con un moto ripetitivo.Le canne le cadevano ai lati,senza sfiorarla nemmeno.Quando il canneto terminò,si ritrovò davanti ad uno strapiombo.Con un moto misto fra rabbia e sconsolazione rinfoderò la spada e si arrampicò su una liana appesa da un ramo a quello di un altro dall’altra parte del burrone.Cominciò ad avanzare,a testa all’ingiù fino all’altra parte.Una volta al sicuro si lasciò cadere a terra e atterrò in piedi.Spostò la lunga treccia e cominciò a correre.Correva,veloce e silenziosa fra gli alberi,diretta fuori dalla foresta.Il suo corpo si muoveva meccanicamente e la sua mente era altrove.Lo zaino che aveva in spalla non la disturbava affatto,nonostante ci fosse abbastanza peso.Vide in lontananza la luce del sole,non più oscurato dalle chiome folte degli alberi sempreverdi.Cominciava la primavera.Venomia alzò gli occhi al cielo e guardò il sole giovane,venuto per sciogliere la neve che ricopriva i pendii delle colline e le cime delle montagne.Aveva perso la cognizione del tempo da quando si era allontanata da tutto e tutti,per rinchiudersi nel suo dolore incontrollabile.Trasse un profondo respiro,tolse dallo zaino un mantello con cappuccio e lo indossò.Camminò per un po’,guardandosi attorno.Vide in lontananza un piccolo villaggio.Sempre camminando ma stavolta a grandi falcate raggiunse la piccola cittadina.Il villaggio era energico,vitale.Le donne correvano lungo le strade,comprando cibi e bevande per la tavola,guardando stoffe colorate e tessuti pregiati.Gli uomini guardavano armi e attrezzi per coltivare la terra o semplicemente facevano un giro in taverna con gli amici.I bambini correvano,giocando per le strade polverose.Quando Venomia varcò la porta nord tutta l’attività della città cessò.I bambini la guardavano con gli occhi sgranati,le donne la guardavano con astio e gli uomini la guardavano con occhi maliziosi.Venomia odiava quando un uomo non la guardava negli occhi ma guardava le sue forme.Con noncuranza continuò a camminare disinvolta,guardando negli occhi quelli sul suo passaggio e costringendoli ad abbassare lo sguardo.Puntò verso il centro della città,precisamente verso la taverna.Entrò e ancora una volta tutti ammutolirono.Si diresse verso il bancone e ordinò da bere.Guardandosi intorno vide una figura conosciuta,seduta in disparte.Prese il proprio calice e si avvicinò al tavolo.La ragazza seduta alzò lo sguardo e riconobbe Venomia.Sorrise,<<siediti>>disse Dalila.Venomia si sedette,portando il calice alle labbra vermiglie.
<<allora?>>chiese Dalila.
Venomia sbuffò,appoggiò il calice sul tavolo e replicò:<<è stato uno schifo,non sopporto passare per la Palude,lo sai benissimo>>.
Dalila rise <<almeno è stato veloce!>>.
Venomia la fulminò con lo sguardo:odiava essere contraddetta.<<sicuramente non avrei seguito la Principale,ma non potevano incontrarci altrove?>>
Dalila si fece seria <<assolutamente no.Se vogliamo andare a Okoma dobbiamo fare un po’ di sacrifici,non credete?>>.
<<ovviamente si,mia cara,ma non pensi che poteva essere più semplice?>> disse Venomia,<<no,non dire niente>>fece anticipando Dalila <<non ce n’è bisogno,grazie.So da sola che non potevamo incontrarci altrove,ma lo sai:amo le discussioni accese.>>terminò sorridendo.
Dalila si legò i capelli in due code e bevve dal proprio calice.Si stavano per alzare e pagare quando quattro uomini corpulenti si avvicinarono,<<belle dame!Che ci fate da sole in questa landa desolata?Bevete con noi e rilassatevi>>.
<<no,grazie>>disse Venomia,<<andiamo di fretta...>>.
<<andiamo!Non fare così,bella ragazza!>> Le prese il braccio,stringendola con forza.La reazione di Venomia fu fulminea e inaspettata:si volse e gli mollò un pugno sul naso.L’uomo barcollò,coprendo con entrambe le mani il naso rotto.Gli altri saltarono addosso alle ragazze per fargliela pagare:erano donne,non si potevano permettere quel comportamento.
Dalila bloccò la manata che le stava arrivando da uno,gli diede una testata e lo buttò su un tavolo.
Venomia si abbassò,mentre un pugno sibilava sopra di lei,agguantò il braccio torcendoglielo e lo gettò per terra.
Con uno svolazzo del mantello Dalila sfilò la spada dal fodero della cintura e lo puntò alla gola dell’ultimo,poi lo stese con una ginocchiata fra le cosce.
Le ragazze si guardarono e fissarono i presenti,con aria di silenziosa sfida.
Soddisfatta,Venomia si avviò verso la porta,lanciò una moneta d’argento all’oste e uscì,seguita da Dalila.
Dalila la condusse a due cavalli e le porse le redini di quello nero,mentre lei montava sul baio.Venomia vi si avvicinò e lo accarezzò sul muso,infine vi saltò in groppa.
Uscirono dal villaggio,galoppando veloci verso Okoma.
Per la notte si fermarono vicino ad un boschetto.
Dalila accese un fuoco e preparò da mangiare.Mangiarono in silenzio,con gli occhi puntati sui piatti.
<<dalila?>>
Dalila alzò la testa e fissò Venomia <<sì?>>
<<non sono sicura>>
<<non si preoccupi>>disse Dalila,con un caldo sorriso
Venomia si distese e praticamente subito si addormentò sotto le stelle.
***
Il Principe Seldor si svegliò presto quella mattina.La città di Okoma era bellissima.Si vestì velocemente e uscì dalla sua stanza.
Suo padre,Re Anlark,era seduto alla lunga tavola imbandita per la colazione.
<<buongiorno>>disse Seldor,entrando nella sala.
Suo padre alzò gli occhi dal piatto,<<buongiorno figlio>>.
<<la mamma?>>chiese Seldor,sedendosi.
<<è ancora a letto>>fece il padre.Fissò il figlio per un lungo istante,poi disse :<<bella giornata,non credi?>>.
<<bellissima>>fece Seldor.Spalmò su di una fetta di pane nero un po’ di marmellata d’arance e lo mangiò,con aria soddisfatta.Finì di fare colazione,si pulì la bocca con un tovagliolo e chiese:<<dove sono gli altri?>>.
<<sono già fuori,ti aspettano>>
<<bene>>
Seldor si alzò e con un cenno di saluto fece per uscire.In quello stesso istante entrò nella sala sua madre,la Regina Laurisia.Indossava un vestito color dei Non-ti-scordar-di-me;sulla testa portava una corona con incastonato uno zaffiro.I suoi capelli biondi erano lisci e lunghi:una cascata setosa che le arrivava oltre i fianchi.Il suo volto dai lineamenti delicati era sereno,con un sorriso che le increspava le labbra carnose.
Salutò il figlio e Seldor se ne andò,raggiungendo gli altri.
Laurisia si sedette alla sinistra del marito e gli sorrise.
<<dovrebbero arrivare oggi>>disse Re Anlark
Laurisia spalancò gli occhi,sorpresa <<è una buona notizia>>
<<già>> disse infine Anlark.
Laurisia annuì,poi mangiarono in silenzio,pensierosi.